Diario dall’Australia 2019/9: Great job Dylan
Ad ogni slam mi piace dedicare un po’ di tempo al wheelchair tournament; vedere questi ragazzi fare dei numeri pazzeschi sulla sedia a rotelle ti mette in pace con l’anima. Il tennis è diventata la loro ragione di vita. Qualcuno è più bravo degli altri o ha una personalità più marcata come l’ australiano Dylan Alcott. Qui una autentica superstar.
Un allungo di rovescio di Alott durante la finalissima (©rdophoto)
A New York lo scorso settembre l’amica e collaboratrice di ubitennis Chiara Ghezza mi aveva caldamente invitato ad andare a vederlo. Io personalmente avevo conosciuto il francese Stephan Houde, un altro bel personaggio, ma questo Alcott è di in altra categoria.
Così eccomi sotto un sole pazzesco, sulla Rod Laver Arena per seguire la sua finale nel singolare contro l’americano David Wagner.
Signori, non scandalizzatevi, ma questo è più forte di Federer. Fa dei colpi di rara bellezza, tecnicamente perfetti e trova pure il tempo di sorridere e dialogare col pubblico: Amazing.
Nel vederlo giocare ti dimentichi assolutamente del suo handicap. Non lo fa pesare nemmeno un’istante. La premiazione è emozionante, non nascondo mi è uscita pure qualche lacrimuccia. Mi sono immedesimato per un attimo in Alcott, quanta fatica, quanta forza di volontà per arrivare fino a lì.
Così ho deciso di comprare il suo libro, la sua autobiografia uscita da poco ed in vendita negli shop di Melbourne Park. Eccovi la copertina.
“Per una cosa che nella vita non si può riuscire a fare, ce ne sono altre 10.000 che puoi realizzare.” E Dylan è la prova vivente: campione olimpico prima nel basket, poi nel tennis.
Post finale e premiazioni eccolo proprio davanti a me, nei corridoi interni della Rod Laver Arena. Tutti lo applaudono e gli fanno i complimenti. Avrei voluto fermarlo e ringraziarlo per le emozioni che ho provato, ma poi mi sono bloccato. Non possiamo dialogare con i giocatori in quegli spazi a loro dedicati ma mi sono ripromesso in futuro di cercare di conoscerlo personalmente. Queste sono le star che mi piacciono. Delle persone vere, che appaiono per come sono, con tutta la loro umiltà. Il tennis ed il mondo ha bisogno di persone così.
Great job Dylan.