Incontro ravvicinato con Gustav Thoeni, Piero Gros e Paolo De Chiesa. La Valanga Azzurra è tornata
Una serata uggiosa, piove a Belluno. È un giorno apparentemente come tanti, verso le cinque del pomeriggio in centro c’è la gente che finisce di lavorare negli uffici e si sposta con l’ombrello in mano. A qualche centinaia di metri da Piazza dei Martiri, in via Garibaldi, ci sono le luci accese del Cinema Italia. Il segnale che qualcosa in realtà di diverso sta per accadere di lì a poco. Un manifesto indica l’evento che non ti aspetti. A Belluno arriva la Valanga Azzurra. Proprio quella degli anni ’70 capitanata dal grande Gustav Thoeni, accompagnato da Piero Gros, per tutti e da sempre Pierino, e Paolo de Chiesa.
Siamo attorno in quel decennio là quando lo sci diventa popolare nel nostro paese. Le gesta in particolare di Thoeni sono ancora presenti nelle menti di tutti quei ragazzini dell’epoca diventati ora più che adulti. 4 coppe del mondo per Gustav ed una per Pierino, prima dell’ arrivo dello svedese Ingemar Stenmark. Stesso periodo in cui nel tennis si impone tale Adriano Panatta, che nel ’76 vince a Roma, al Roland Garros a Parigi ed insieme a Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli porta a casa la prima Coppa Davis dell’Italia, capitanata da Nicola Pietrangeli.
Anche nel tennis, ironia della sorte, è questo il periodo della consacrazione di un altro svedese, Bjorn Borg. Un periodo in cui il calcio non la faceva da padrone, almeno quanto a risultati, ed altri sport hanno potuto così cominciare a far breccia nel cuore dei tifosi.
A meno di due anni dalle prossime Olimpiadi Invernali di Milano e Cortina, c’è la visita di due Campioni Olimpici. Cinquant’anni dopo l’emozione di tante vittorie, ecco la nuova emozione di rivedere insieme campioni davvero di altri tempi, che qualcuno ha avuto la bella idea di riunire realizzando un film documentario che narra le loro gesta, quelle della Valanga Azzurra.
Un’idea di un appassionato di sci, il regista e scrittore Giovanni Veronese, è diventata una piacevole realtà. E Belluno ed il suo cinema storico, che ha compiuto da poco i suoi primi 100 anni, il Cinema Italia, si trovano cosi per un giorno ad essere al centro dell’attenzione della provincia.
Entriamo dalle porte a vetri del cinema dove incontriamo il titolare Manuele Sangalli “No, non c’è una tavola rotonda, ma si è vero ci sarà anche il mitico Thoeni. Giusto un attimo solo, poi devono scendere tutti a Conegliano. La proiezione del film è prevista per le 18:15, ma loro arriveranno con un buon margine di anticipo.”
C’è il sold-out come ormai sempre più difficilmente si vede nelle sale cinematografiche. “Ancora solo un paio di possibilità sotto lo schermo ed un paio in ultimissima fila nella galleria.” In tutto circa 300 posti a sedere. Ed è veramente bello che questo evento si tenga proprio in un luogo cosi caratteristico, costruito nel 1921, un ex magazzino del sale dove in precedenza sorgeva pure una Chiesa. Tutto è rimasto pressoché intatto, come negli anni ’70.
E quando i Campioni dello sci arrivano sono passate da poco le 17 e non c’è ancora quasi nessuno all’ interno del cinema. È così che comodamente in piedi, appoggiati ad un tavolino di fronte ad un distributore di popcorn tipicamente americani, si improvvisa una sorta di conferenza stampa. Quella che poi non ci sarà il tempo di ripetere in sala.
La prima domanda non si può non rivolgere a quello che il regista stesso definisce il Re, ovvero Gustav Thoeni.
Era emozionante allora vedervi vincere e lo è anche oggi trovarvi di nuovo tutti insieme.
“E’ vero, è davvero un’emozione unica ritrovarsi dopo 50 anni a raccontare e rivedere quello che è stato. Abbiamo rispolverato il nostro periodo migliore. Certo eravamo giovani e poi tutte quelle gare e quelle vittorie. Che soddisfazione anche però proprio l’entusiasmo che incontriamo durante le presentazioni di questo documentario.” Quella timidezza che traspariva un tempo resta un tratto naturale e molto bello in particolare proprio di Thoeni. “Sì ma da allora ad oggi sono passati cinquant’anni e adesso finalmente parlo!” Il campione nato ai piedi dello Stelvio sorride. Le parole pesate, le pause, il tono di voce utilizzato, tutto fa trasparire un gran senso di ironia.
In suo soccorso arriva quasi subito, anche se non ce n’era bisogno, l’amico Gros.
“Gustav non è timido, è semplicemente un Signore. Parla il giusto. Io ad esempio sono sempre stato invece un chiacchierone. E così rischi di essere pure frainteso, puoi anche dare fastidio a qualcuno e passare per sbruffone, se non vieni capito. La via di mezzo è sempre la cosa migliore.”
Sport e amicizia. Un qualcosa che a volte si rischia di non trovare nei campioni del giorno d’oggi. “Penso che bisogna sempre rispettare i propri avversari. Senza avversari non sei nessuno. Al giorno d’oggi anche per colpa dei social tutto diventa più difficile. Basta un nulla per essere fraintesi. Una volta i rapporti erano più diretti…era diverso.” E l’amicizia che sta alla base di questi tre campioni traspare in ogni loro gesto e parola espressa in questo pomeriggio bellunese.
“I tempi sono cambiati – a parlare è ora Paolo De Chiesa – È bello pensare che questo documentario possa rappresentare qualcosa d’importante anche per i più giovani. I valori espressi sono troppo importanti. Lo spirito di squadra, il senso di appartenenza, la correttezza…tutti pilastri fondamentali che stanno alla base di chi fa sport. Manca ai giorni nostri quel romanticismo tipico invece delle vite di noi che scendevamo dalle piste di sci.”
“Mio nipote si è emozionato molto a vedere il documentario – sottolinea Gros – vedere suo nonno tra i paletti, poi ha pianto di fronte alle cadute nelle discese di tanti campioni.” Una parte del documentario davvero impressionante e purtroppo ancora molto di attualità.
Poi c’è il tempo per ricordare anche un precedente di Paolo de Chiesa a Belluno. Insieme a grandi campioni del passato di varie discipline come Albertosi, Barazzutti, ma anche il compianto Pietro Mennea. “Vero c’era questa formazione, si chiamava Nazionale Azzurra; si giocava a calcio contro formazioni di calciatori locali per beneficienza. Un bel ricordo.”
Attorno ai tre campioni si aggira nel mentre il regista Giovanni Veronese, vera anima di questo documentario. I più non ci fanno caso, troppo famosi Gustavo, Pierino e Paolo per far cadere l’attenzione su chiunque altro.
È lui però che giustamente ci anticipa alcune battute dell’opera, svelando come sia riuscito a convincere Thoeni a raccontare alcuni aneddoti, che hanno permesso la creazione del film. “Ho evitato di parlare subito di sci, qualche birra una partita a scacchi. La presentazione del documentario continuerà per tutto il mese di dicembre anche sulle piste della Coppa del Mondo, per poi essere mandato in onda in tv su Rai Tre.”
Dalla Valanga Azzurra di un tempo a quella rosa degli ultimi anni. “E magari mia nipote si occuperà fra cinquant’anni della ‘Valanga Rosa’ – Sorride Veronese – Anche Sofia Goggia è stata presente alla presentazione di questo evento ed è rimasta colpita nel vedere in azione questi grandi campioni.”
Lo sci dopo Thoeni, Gros, De Chiesa ma anche il discesista Plank, Radice e tanti altri, ha vissuto poi l’era indimenticabile anch’essa di Alberto Tomba (con al suo fianco nel ruolo di allenatore proprio Gustav Thoeni).
Per spostare appunto poi la maggior parte dell’attenzione allo sci femminile con Goggia, Brignone, subito vincitrice tra l’altro in slalom gigante in questa stagione appena iniziata.
Ma in fin dei conti sono tutti figli dei questa valanga azzurra. Fatta di campioni, ma soprattutto di brave persone.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA DI RDOSPORT AI CAMPIONTI – con riprese e montaggio Marta Magni Images