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Le olimpiadi di Deborah Gelisio

Una cerimonia d’apertura dei giochi Olimpici a Tokio con il tiro a volo in evidenza grazie alla presenza come portabandiera di Jessica Rossi, l’atleta emiliana medaglia d’oro a Londra nel 2012,  che ha ereditato il testimone dalla zumellese Deborah Gelisio, la prima medaglia olimpica italiana al femminile nella storia di questa specialità.

Deborah Gelisio sul podio di Sydney 2000 (foto di Roberto Dell’Olivo)

Ma che non ha mai avuto la possibilità di partecipare nemmeno da spettatrice alla sfilata iniziale dei giochi a cinque cerchi. “Ad Atlanta nel 96 e a Sydney nel 2000  la mia gara – ricorda Deborah – si svolgeva proprio all’inizio delle Olimpiadi, troppo in prossimità della cerimonia d’apertura. Il mio tecnico Giovannetti non mi ha proprio lasciato parteciparvi. Ci sono rimasta male, perché sono quelle cose che capitano magari una sola volta nella vita e non sai mai cosa possa  succedere in quattro anni, ma poi capisci che devi affrontare una gara per la quale hai lavorato tanto e non puoi rovinare tutto per qualcosa di assolutamente bello, ma sicuramente meno importante. Aveva ragione Giovannetti.”

Deborah Gelisio mostra la medaglia d’argento insieme al presidente federale Rossi e al suo allenatore Giovannetti, che non l eh permesso di presenziare alla cerimonia d’apertura dei giochi di Sydney (foto di Roberto Dell’Olivo)

La maledizione della cerimonia d’apertura è poi continuata anche a Pechino nel 2008. “A poche ore dall’arrivo in Cina, sono stata male con qualche linea di febbre, poi aumentata fino a 41,5 e relativo ricovero in ospedale.- Gelisio ricorda tutto come fosse ieri- Si pensava  fosse colpa del viaggio , il fuso orario, ma più passava il tempo e più stavo male. Non stavo nemmeno in piedi. E’ stato allora  Albano Pera il mio tecnico del tempo a chiamare l’ambulanza. Non si è mai capito cosa abbia avuto. Nello scendere dal lettino avevo addirittura difficoltà respiratori, ansimavo e mi ricordo benissimo quanto fossi impaurita.  Mi hanno curato dandomi cose blande, nessun antibiotico per paura del dopping, ma poi non passava  più e così, assieme al dottore della nazionale firmammo liberando dalla responsabilità dalla responsabilità i medici, pur di prendere un antibiotico.”

Altro che pensare alla cerimonia d’apertura.

“Si infatti ho rischiato di tornare anche a  casa. E quando in una intervista mi chiesero come avevo trovato i campi di gara la mia risposta lasciò tutti adibiti  e chi li aveva mai visti quei campi. Una sessione di allenamento anzi un paio veloci veloci. Ho dovuto aspettare la fine della cura degli antibiotici per potermi allenare. Accanto a me  in pedana  c’era Giovanni Pellielo (l’emblema assoluto del tiro a volo italiano e mondiale con 7 partecipazioni olimpiche consecutive. ndr )  Io sudavo tantissimo e rivolgendomi a lui gli chiesi quanto caldo facesse  Mi guardò sorpreso “Non mi pare proprio, Debora.”

Quindi in tre olimpiadi non sei mai entrata nello stadio olimpico. 

“Ma almeno una medaglia l’ ho portata a casa. L’argento di Sydney che poteva essere un oro se quel giorno la svedese Pia Hansen non avesse trovato la sua unica gara perfetta della sua carriera. Ma una medaglia e’ sempre una medaglia non importa il colore. E a Pechino ci fu anche la maledizione di un piattello a dividermi dall ‘ingresso in finale. “Quel piattello  mi è restata proprio lì, difficile da digerire. Sai poi in finale può sempre succedere di tutto.”

Le cronache sportive si occuperanno anche di Gelisio nel 2004 quando ad inizio anno si scopri essere in dolce attesa di Asia. La gioia della maternità davanti a tutto. Proprio prima di quella olimpiade, in cui Deborah era la favorita numero uno, l’ultima con la specaltà del double trap in cui Gelisio non aveva proprio rivali.  

Deborah Gelisio con la figlia Asia (©rdosport)

Ma cosa sta facendo in questi giorni l’ex argento di Sydney?  “Lavoro nell’ Arma dei Carabinieri nel reparto per la biodiversità di Belluno e sono istruttrice federale, anche se in questo periodo di pandemia questo ruolo è stato per forza di cose messo un po’ da parte.”

Deborah Gelisio riceve da Adriano Lonardi, Presidente regionale Fitav, la borsa da tecnico federale

Ma questa cerimonia d’apertura con Jessica Rossi l’hai poi guardata?  “Nemmeno da casa dal divano sono riuscita a partecipare ad una cerimonia d’apertura, stavo lavorando e quindi ancora una volta il tutto è rinviato di altri quattro anni. Il tiro a volo italiano  – rimarca l’ex atleta zumellese – si merita in ogni caso questo onore per tutte le medaglie che sono state raccolte ai giochi olimpici e nei vari campionati mondiali.(Solo la Gelisio ha conquistato 7 titoli mondiali e 10 campionati europei)

L’ultima gara di Geliso risale al 2017 con  la prova di coppa del mondo di Acapulco. “Entrai col punteggio più alto nella finalissima e poi sono andata in confusione finendo sesta. Da allora non ho più preso un fucile in mano. Ho smesso di pensare al tiro a volo.” 

Dal 2017 Deborah Gelisio non hapiù toccato un fucile. Appassionata anche di tennis eccola qui con il fiorentino Adelchi Virgili (©rdosport)

Ma ne parli ancora con qualche vecchio amico?  “Beh si. con Pellielo è rimasta una forte amicizia, ci sentiamo spesso.”  Il piemontese anche lui sta guardando per la prima volta una olimpiade dal divano “Adesso siamo due ex olimpionici, ma lui spara ancora e vedrai si toglierà ancora delle belle soddisfazioni , a oltre 50 anni resta un grande atleta.

Deborah Gelisio con papà Renato e Jhonny Pellielo al ritorno dalle olimpiadi di Sydney. “Sono ormai passati 21 anni, non ci credo!” (foto di Roberto Dell’Olivo)

“A me restano tante cose belle vissute in tanti anni di attività – conclude Gelisio – Certo che pensare che sono passati ormai 21 anni dal mio argento di Sydney mi lascia una sensazione davvero strana, sembra ieri di aver vissuto il sogno più bello della mia vita sportiva. Lascatemi fare  il mio più sentito in bocca al lupo a tutta la squadra italiana di tiro. Forza Italia.”  

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