Vincenzo Santopadre, UN GENITORE IN CAMPO per il nuovo libro di Cristiano Pravadelli
Un ragazzo di 48 anni che continua a mettersi in gioco. Vincenzo Santopadre, già top 100 del tennis ed ora coach di Matteo Berettini, tra i primi dieci giocatori più forti al mondo.
Vincenzo Santopadre con un tipico cappello australiano in campo a Melbourne ad allenare Matteo Berrettini (©rdophoto)
Ho ascoltato molte sue interviste, ma quella di Cristiano Pravadelli è sicuramente la più originale. Se non altro non si parla necessariamente di come sta Matteo, di quali tornei giocherà. Tutto ovviamente interessante sia ben chiaro. Ma qui i temi sono altri, legati alla sfera sport, genitori e figli, ad esempio di quando i genitori pensano che il proprio figlio sia proprio bravo, ma la cosa non corrisponda del tutto o per niente alla realtà… Insomma talmente tante cose da poterne scrivere un libro. MA NON UN LIBRO A CASO! Genitori in campo. Crescere i figli e vincere insieme. Questo il titolo dell’opera, con una bella palla da tennis gialla in copertina, lì a fare più che intuire di quale sport si sta parlando. Pravadelli è uno psicologo formatore, ma anche padre di due splendidi ragazzi. Uno di quelli che ha per vocazione accompagnare nella crescita le persone.
“Sono contento di avere scritto la prefazione – confida Vincenzo che poi aggiunge – Mi piace interagire con te.” rivolgendosi con un sorriso all’autore. Ed in effetti si percepisce una forte empatia che diventa parte integrante della presentazione del libro.
MA FACCIAMO UN PASSO INDIETRO. Il tutto è nato da un incontro, opera di un amico in comune, Stefano Massari (mental coach di Berettini) che con Cristiano Pravadelli, Paolo Loner e Riccardo Spadoni fa parte del progetto SPORT4LIFE.
Al Circolo Aniene di Roma, dove lavora Santopadre, Cristiano ha seguito alcuni preparatori tecnici e atletici in un percorso formativo. E forse proprio già in quei giorni era nata l’idea di questa intervista, realizzata da un addetto ai lavori sui generis. Pravadelli non è infatti un giornalista sportivo, non segue il tennis nel circuito mondiale da dentro,nel senso che certo non lo troveremo nei banchi dei giornalisti al campo centrale del Roland Garros, ma sui campi di un circolo di periferia sicuramente si. Ha giocato a tennis, quel tanto che basta per capire quanto questo sport possa essere definito lo sport del diavolo. Mosse contro mosse, il gioco degli scacchi con l’aggiunta della parte atletica. Mica male!
Cristiano riporta in GENITORI IN CAMPO sostanzialmente la sua esperienza di padre e di educatore.
“L’ ho letto più volte ormai.” Ammette l’ex giocatore mancino che cullava da piccolo il sogno, peraltro realizzato, di giocare in Coppa Davis. Dal tennis al rapporto genitori figli il passo è breve. E Vincenzo Santopadre, che è anche genitore, si occupa quotidianamente di tanti giovani che cercano di raggiungere il sogno di diventare dei campioni e conosce molto bene queste dinamiche.
QUALCHE CONSIGLIO
Eccovi alcuni quesiti proposti da Cristiano al tecnico romano.
Uno slogan che ripeti spesso? Ti cito piuttosto il nomeattribuito anni fa ad una chat di lavoro con alcuni ragazzi: CABEZA E CORAZON.
Suona bene, Testa e cuore e pure un po’ di C.. (Fortuna) Ci sta si, certo quella aiuta sempre.
Che suggerimenti daresti ad un ragazzo che deve iniziare a giocare? DIVERTITI.
Ad un genitore che accompagna suo figlio all’allenamento? Lascia il tuo ragazzo libero di divertirsi, mettilo nelle condizioni di godere appieno il gioco.
E a chi inizia invece l’attività agonistica? Trova un buon insegnante e ascoltarlo.
Ad un giovane istruttore che vuole far diventare l’insegnamento la sua professione? Applicati tanto, sii molto curioso, aggiornati e stai vicino ai migliori. Circondati di gente che ha fatto già quel percorso, pero’ sviluppa delle idee tue, originali.
Scopri leggendo GENITORI IN CAMPO il gioco dello specchio. “Quando sono davanti ho un ruolo di grande responsabilità, vengo visto da tutti. Quando sono l’ultimo della fila provo un’emozione particolare a vedere tutta la mia famiglia che si muove insieme ”
BOTTA E RISPOSTA
Cristiano domanda, Vincenzo risponde.
Prima di scendere in campo: SCALDATI;
Il talento senza una buona testa è: POCA COSA e sono stato buono;
La partita è fatta di recuperi e tu impara a recuperare una volta di più;
Tenere la palla in gioco è fondamentale e E QUINDI CERCA SOLUZIONI
La sconfitta? Può essere bella o brutta a seconda di come la vivi. Un’ ottima opportunità di crescita, la possibilità per scoprire quello che dobbiamo allenare, per cercare poi di fare meglio. E qui ci si gioca molto: LA DIFFERENZA TRA CHI DIVENTA UN CAMPIONE E CHI FA INVECE UN PASSO INDIETRO.
LA VOCAZIONE DEL MAESTRO (Ci nasci o ci diventi?)
Penso che ci si possa diventare maestro ma ritengo vero che se ci nasci un pochino puoi diventare un maestro migliore Ci vuole una sorta di vocazione a stare nell’ insegnamento. Devi avere delle qualità come la pazienza, la perseveranza, il sapersi relazionare con altre persone. Tutte cose che puoi e devi allenare, ma che se già hai un po’ dentro di te, tanto meglio.
“Un tema trattato nel libro è proprio quello dell’ ATTITUDINE, della vocazione – sottolinea Cristiano Pravadelli – dobbiamo aiutare i nostri giovani a scoprire le loro attitudini e poi ad allenarsi e stare nella fatica della crescita.”
ESSERE OGNI GIORNO SEMPRE MIGLIORI
“Penso spesso a quello che mi ha detto Paolo Lorenzi, uno dei giocatori che stimo di più – racconta Santopadre – A 38 anni Paolo mi ha confidato “Voglio essere ogni giorno sempre migliore”. Ci sta nel tennis, ma anche nella vita. Certo a fine carriera non ti aspetti una frase di questo tipo. Ormai in fondo cosa deve ancora imparare Paolo per migliorare il suo tennis? La solarità ed umiltà di questo ragazzo sono davvero di esempio.
Si parlava di percorso ed ecco che anche da queste parole del giocatore senese emerge che è il viaggio a stare in pole position e diventa più importante che raggiungere l’obiettivo. Nello sport come nella vita è fondamentale imparare sempre, a qualsiasi età.
LE ULTIME BATTUTE
Cristiano va verso la conclusione. E alla fine del match che succede? Beh, ci si stringe la mano, un segno per indicare la fine delle ostilità, un segno anche di Pace.
L’arbitro dice GIOCO PARTITA E INCONTRO. Ed io rispondo GRAZIE, quello che si dovrebbe dire sempre all’avversario. Se hai vinto si usa aggiungere anche un BAD LUCK! e comunque un bel Thank you ci sta sempre bene.
E allora un bel Grazie anche a Vincenzo e Cristiano per questo utile e simpatico siparietto (qui di seguito potete vedere il video integrale). Mentre ora non ci resta che correre a comprare e leggere GENITORI IN CAMPO.