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Novak Djokovic, la leggenda del bambino che iniziò a giocare a tennis sul Kopaonik

Il pianto liberatorio al termine di una vera e propria battaglia, bellissima, vinta contro il nuovo fenomeno del tennis mondiale, Carlos Alcaraz. La medaglia d’oro baciata guardando il cielo, arrivata alla quinta partecipazione ai Giochi. La vittoria dell’oro olimpico è per Novak Djokovic il completamento di un percorso idealmente iniziato trent’anni fa, nell’estate del 1994. Quando al centro turistico del monte Kopaonik, nella Serbia meridonale, dove i suoi genitori gestivano una pizzeria, il piccolo Nole iniziò a giocare a tennis in uno dei corsi estivi tenuti dalla grande maestra di tennis jugoslava, la scomparsa Jelena Gencic, in precedenza prima allenatrice di Mima Jausovec, Goran IvanisevicMonika Seles.

Djokovic – Alcaraz – Semifinale ATP Finals Torino 2023 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Quel bambino di soli sette anni colpii da subito la grande allenatrice per volontà e perseveranza: al termine delle lezioni con la Gencic, il piccolo Novak infatti passava ore a perfezionare i suoi colpi contro un muro di allenamento. Otto anni e mezzo dopo, nel gennaio del 2003, il 16enne Djokovic iniziava a muovere i primi passi nel tennis professionistico, con l’esordio in un torneo ITF a Monaco di Baviera, dove si era trafertito da qualche anno per allenarsi all’Accademia di un altro grande del tennis jugoslavo Nikki Pilic. Poco più di cinque mesi dopo iniziava a vincere, conquistando il suo primo torneo ITF nella natia Belgrado.

Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Non si è più fermato, Novan Djokovic. Non si è più fermato nella continua ricerca di migliorarsi come giocatore, dopo che al primo trionfo Slam nel gennaio 2008 a Melbourne erano seguiti praticamente quasi tre anni di sconfitte nei Major contro i due dioscuri del tennis maschile del tempo, Roger Federer e Rafa Nadal. Molti avrebbero accusato il colpo. Molti forse avrebbero rinunciato, accontentandosi – se così si può dire – di rimanere uno One Slam Winner. Non Nole.

Djokovic al servizio (foto Rdosport Marta Magni Images)

Con la stessa perseveranza con cui da piccolo si allenava sul Kopaonik contro il muro sino al tramonto, ha iniziato a perfezionare ogni singolo aspetto, a curare ogni singolo dettaglio – tecnico, fisico, mentale – per diventare un tennista ed un atleta più forte e riuscire a superare i due grandi rivali. E dall’Australian Open  2011 al Wimbledon 2021 – l’ultimo Slam giocato da Federer – ha vinto 18 dei 41 tornei del Grande Slam disputati, contro gli 11 di Nadal ed i 4 di Federer (che nel 2011 però aveva compiuto trent’anni, va ricordato). Vincendo 7 delle 12 sfide Slam con Nadal (in precedenza ne aveva perse 5 su 5), e 7 su 8 di quelle giocate fuori dal giardino di casa del maiorchino, il Roland Garros, e imponendosi in 9 delle 11 giocate contro Federer (in precedenza era sotto 4-2).

Nadal e Djokovic – Finale Atp Cup 2020 Sydney – foto di Roberto Dell’Olivo

E non si è più fermato nella ricerca della vittoria: 24 titoli Slam, 40 Masters 1000, 7 ATP Finals, 1 Coppa Davis, i titoli più prestigiosi di un palmarès incredibile. A cui, per diventare leggendario, mancava solo ancora un ultimo pezzo da collezione: l’alloro olimpico. Djokovic lo inseguiva dal 2008, quando ventunenne esordì alle Olimpiadi di Pechino. In quell’occasione arrivò la medaglia di bronzo, sconfitto da Nadal in semifinale e vincitore di Blake nella finale per il terzo posto.

Novak Djokovic – Atp Cup 2020 Sydney – foto di Roberto Dell’Olivo

Le spedizioni seguenti furono invece tutte avare di soddisfazioni per il fuoriclasse serbo, sebbene fosse già uno dei dominatori del tennis mondiale e la vittoria del torneo olimpico un obiettivo dichiarato. Nel 2012 sull’erba di Wimbledon, che l’aveva visto trionfare per la prima volta l’anno prima, vide prima sfumare il sogno dell’oro a causa della sconfitta in semifinale con il neo campione dei Championships e futuro campione olimpico Andy Murray  e poi anche il bis del bronzo, superato da del Potro.

Djokovic in un atteggiamento di protesta contro il pubblico – Finals Torino 2023 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Nel 2016 arrivò a Rio da grande favorito, dopo esser riuscito nell’impresa di vincere consecutivamente tutti e quattro i tornei dello Slam (dallo US Open 2015 al Roland Garros 2016) e fresco di trionfo nel Masters 1000 di Cincinnati senza perdere un set. In realtà c’era stato il primo segnale, con la sconfitta contro Querrey a Wimbledon, di quella grossa crisi di gioco e risultati che attraverserà poi fino alla prima metà del 2018. In Brasile fu di nuovo del Potro a fermare clamorosamente la sua corsa olimpica, al primo turno.

Novak Djokovic – ATP CUP 2020 Sydney – foto di Roberto Dell’Olivo

Djokovic era il grande favorito anche tre anni fa, a Tokyo, dove arrivò sull’onda dei trionfi dei primi tre Slam stagionali. Ma ad un passo dalla finale tanto desiderata, in vantaggio di un set e un break contro Zverev in semifinale, la tensione e la stanchezza di una stagione ricca di successi ma logorante fisicamente e mentalmente, unite al caldo e all’umidità della capitale giapponese, presentarono il conto all’improvviso: Djokovic si spense, subendo un parziale di 10 giochi a 1 che decretò la sua terza sconfitta in semifinale in quattro partecipazioni olimpiche. Il campione serbo non riuscì a riaccendersi neanche nella finale per il terzo posto, venendo sconfitto dallo spagnolo Carreno Busta in tre set.

Victor Troicki e Novak Djokovic – ATP CUP 2020 Sydney – foto di Roberto Dell’Olivo

Le Olimpiadi di Parigi erano l’ultima occasione. A 37 anni, dopo una stagione piena di difficoltà. Nessun torneo vinto nei primi sette mesi dell’anno, cosa che non accadeva da quando aveva 18 anni, nel 2005. Un tennis non all’altezza della sua fama praticamente per tutto l’anno, dalla sconfitta netta con Sinner nella semifinale all’Australian Open a quella ancora più netta – un match praticamente senza storia – contro Alcaraz nella finale di Wimbledon. Con anche l’incognita dell’infortunio al ginocchio che l’aveva costretto al ritiro al Roland Garros e ad operarsi subito dopo, per riuscire a recuperare in tempo per Wimbledon ma soprattutto per darsi quest’ultima chance di arrivare all’oro olimpico.

Agassi insieme a Djokovic. Anche l’americano ha vinto la medaglia d’oro olimpica oltre ad aver vinto tutti gli slam come il serbo (RDO photo)

Chance che si è giocato al meglio, con in mezzo un match di secondo turno ricco di significati come la sfida n. 60 contro Nadal, una rimonta da 0-4 sotto nel secondo set dei quarti con Tsitsipas, e sfatando finalmente il tabù delle semifinali con la vittoria in due set su Lorenzo Musetti. In finale però si è ritrovato davanti quello stesso Carlos Alcaraz che lo aveva dominato solo un mese fa a Wimbledon: sedici anni in meno, uno stato di forma sfavillante ed un carico di fiducia e autostima enormi, dopo aver vinto di fila gli Open di Francia e i Championships.

Alcaraz insieme a Djokovic prima dell’inizio della semifinale – ATP Finals Torino 2023 (foto Rdosport Marta Magni Images – diritti riservati)

Ma Novak Djokovic è riuscito a scavarsi dentro ancora una volta. A trovare dentro di sè quel qualcosa in più che lo ha sempre caratterizzato e lo ha fatto diventare il tennista più vincente della storia. Quel qualcosa che ha caratterizzato il bambino che a Belgrado faceva sorridere gli adulti perchè diceva di voler diventare un giocatore di tennis e vincere Wimbledon, l’adolescente che nell’accademia di Monaco non si curava delle risate degli altri allievi quando diceva che sarebbe diventato il n. 1 del mondo (lo sarà per 428 settimane, record assoluto), il giovane tennista professionista che molti addetti ai lavori ritenevano non sarebbe mai riuscito a raggiungere i livelli di Federer e Nadal.

Djokovic in Australia contro Federer (foto di Roberto Dell’Olivo)

Stavolta il fuoriclasse di Belgrado non ha ascoltato le parole di chi sosteneva che andava già bene cosi – la finale, la medaglia d’argento – ed ha giocato una partita da Nole d’antan: quasi tre ore di qualità e intensità incredibili, l’unico modo possibile per avere la meglio sul giovane fenomeno spagnolo. “Ho dato cuore e anima per questo oro” le sue parole al termine del match. Si è visto Nole, eccome se si è visto. E adesso quel percorso, iniziato nell’estate del 1994 sul Kopaonik, è diventato leggenda.

Slam numero 23 per Djokovic al Roland Garros del 2023

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