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ATP Umago: lo sguardo dritto e aperto nel futuro, ma con un piede nel passato. Ed un po’ di azzurro

Abbiamo preso a prestito le parole di una delle più belle canzoni – “A muso duro” – del compianto cantautore Pierangelo Bertoli, perché a nostro avviso ben rappresenta la storia ultra trentennale del Croatia Open, il torneo ATP – categoria 250 – che si disputa ad Umago, in Croazia.

Lo stadio di Umago intitolato a Ivanisevic (foto Rdosport Marta Magni Images)

Parliamo di sguardo verso il futuro perché sin dalla prima edizione, datata 1990, sulla terra rossa della cittadina istriana si sono fatti notare dei giovani giocatori che sarebbero entrati nella storia di questo sport. In quell’estate del 1990, ad esempio, in una finale tutta croata Goran Prpic si impose sul diciottenne Goran Ivanisevic, futuro n. 2 del mondo e campione di Wimbledon (nel 2001). Diventato una leggenda del tennis croato, oggi Ivanisevic è testimonial del torneo, che proprio a lui ha intitolato il Campo Centrale, ma soprattutto è il coach di Novak Djokovic.

Goran Ivanisevic protagonista nel torneo delle Leggende al Roland Garros del 2022 foto RDOSPORT Marta Magni IMAGES

Qualche anno dopo, nel 1996, a trionfare fu un ventenne Carlos Moya, che avrebbe messo anche lui in bacheca un trofeo dello Slam, quello del Roland Garros 1998, e sarebbe poi diventato n. 1 al mondo. Fu il primo dei cinque titoli – record assoluto – vinti ad Umago dall’attuale coach di Nadal.

Novak Djokovic e Stan Wawrinka insieme davantii al casinó di Montecarlo foto di Roberto Dell’Olivo

E proprio Rafa Nadal, passando all’attuale millennio, è un altro grande nome che ha mosso uno dei suoi primi importanti passi della sua carriera in Istria. Il fuoriclasse maiorchino ha infatti raggiunto la sua prima semifinale ATP ad Umago nel 2003, sconfitto proprio da Moya. E parlando di nomi che hanno fatto la storia del tennis contemporaneo (e non solo), vanno citati i protagonisti della finale dell’edizione 2006: il ventunenne Stan Wawrinka, che conquistava il suo primo titolo ATP superando il diciannovenne Novak Djokovic, che si ritirava durante il tie-break del primo set e vedeva sfumare così la doppietta, dato che aveva conquistato il suo primo torneo del circuito la settimana prima ad Amersfoort, in Olanda. Ad oggi questa è sicuramente la finale più “iconica” delle 32 disputate, dato che parliamo di due futuri pluricampioni Slam (23 Djokovic, record assoluto, e 3 Wawrinka) e che la sfida tra i due sarà in altre quattro occasioni una finale, due delle quali a livello Slam (entrambe vinte dallo svizzero, Roland Garros 2015 e US Open 2016).

Thiem e Cecchinato qui fotografati al Roland Garros, quando l’austriac o batte in. semifinale l’italiano. Entrambi saranno al via dell’ edizione 2023 di Umago (foto RDOSPORT)

In tempi più recenti vanno citate le vittorie di un altro futuro campione Slam (US Open 2020) come il ventunenne Dominic Thiem, nel 2015, e quella dell’attuale n. 7 del mondo Andrey Rublev nel 2017, a diciannove anni. Per finire con le ultime due edizioni: nel 2021 a vincere il suo primo titolo ATP sulla terra rossa umaghese – a diciott’anni appena compiuti – è stato l’attuale n. 1 del mondo e neocampione di Wimbledon, Carlos Alcaraz. Che nel 2022 ha dovuto cedere il finale al ventenne Jannik Sinner, in quella che gli appassionati italiani sperano possa diventare, per il futuro palmares dei due protagonisti, una finale iconica come quella tra Djokovic e Wawrinka.

I due finalisti dell’edizione 2022 dell’ATP250 di Umago: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz (foto Rdosport Marta Magni Images)

Dicevamo però che il Croatia Open ha anche un piede nel passato. Sì, perché il torneo ha anche regalato una delle ultime soddisfazioni a diversi campioni che stavano iniziando ad imboccare il viale del tramonto. Il già citato Moya trionfò per la quinta volta ad Umago nel 2007, poco prima dei 31 anni, e fu l’ultimo dei 20 titoli conquistati a livello ATP. Juan Carlos Ferrero, ex n. 1 del mondo nel 2003 e attuale coach di Alcaraz, vinse nel 2010, a trent’anni, il penultimo dei suoi 15 titoli del circuto maggiore. E proprio il suo pupillo per alzare il trofeo due anni fa ha dovuto sconfiggere in finale il trentacinquenne Richard Gasquet, pluri-semifinalista Slam ed ex n. 7 ATP.

Richard Gasquet (foto Rdosport Marta Magni Images)

LA 33° EDIZIONE 

L’edizione n. 33 che inizia lunedì prossimo, 24 luglio, prometteva di restare fedele alla storia del torneo. A partire dall’attenzione per i giovani talenti. Nel tabellone principale spiccava infatti il nome del 20enne danese Holger Rune, n. 6 del mondo, che insieme ad Alcaraz e a Sinner a detta di molti degli addetti ai lavori dovrebbe raccogliere l’eredità dei Big Three: Federer, Nadal e Djokovic (andiamo in ordine di età, a scanso di equivoci). Purtroppo però Rune – presente ad Umago sia nel 2021 che nel 2022, senza però brillare: lo scorso anno fu eliminato negli ottavi –  ha dato forfait proprio all’ultimo minuto.

Il danese Holger Rune a Umago 2022 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Rune ha così passato il testimone tra i giovani – ma anche come n. 1 del seeding – al ventunenne tennista ceco Jiri Lehecka, finalista alle NextGen Finals 2022 e attuale n. 33 ATP: suo best ranking in virtù anche degli ottavi di finale raggiunti a Wimbledon.

Jiri Lehecka sul cemento di Dubai, quest’anno (foto Rdosport Marta Magni Images)

Ma c’è anche il passato, e in questo caso possiamo dire il passato che ritorna. Tornano ad Umago infatti tre ex campioni del torneo e vincitori Slam: i già citati Wawrinka e Thiem ed il beniamino di casa Marin Cilic, che torna nel circuito dopo l’operazione al ginocchio dello scorso gennaio. Cilic vinse il Croatia Open nel 2012 e conquistò nel 2016 lo US Open.

Marin Cilic (foto Rdosport)

Ma il torneo di Umago ha anche spesso parlato italiano, e non solo per la presenza di tanti appassionati italiani sulle tribune, data la vicinanza dell’impianto Stella Maris – che ospita da sempre il torneo – con i confini della penisola, distanti una quarantina di km. Tre sono infatti i giocatori italiani che hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro: oltre a Sinner, anche Marco Cecchinato nel 2018 e Fabio Fognini nel 2016 (Fabio ha vinto anche il doppio in coppia con Simone Bolelli, nel 2011 e nel 2022). Ed in altre cinque occasioni un tennista azzurro è stato sconfitto in finale: Paolo Lorenzi nel 2017, lo stesso Fognini nel 2013, Potito Starace nel 2010 e per ben due volte, nel 2003 e nel 2004, l’attuale C.T. della nazionale italiana di Davis, Filippo Volandri.

La gioia di Fognini e Bolelli a Umago, 2022 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Anche quest’anno ci sarà chi cercherà di ripetere gli exploit appena citati: in primis Lorenzo Sonego, che post forfait di Rune dovrebbe essere la seconda testa di serie del torneo dopo Lehecka, dall’alto della sua 42esima posizione nel ranking ATP.

L’urlo di Sonego al Dubai Duty Free (foto Rdosport Marta Magni Images)

Sarà testa di serie un altro tennista azzurro: la grande rilevazione di quest’anno, il ventiduenne sanremese Matteo Arnaldi. Chiude l’elenco degli italiani ammessi di diritto al tabellone principale il campione 2018 Marco Cecchinato. Si spera che a loro si unisca qualcuno della folta truppa tricolore – sono in cinque –  iscritta alle qualificazioni: Vavassori, Brancaccio, Maestrelli, Cobolli e Nardi.

Cobolli – Roland Garros 2023 (foto Rdosport Marta Magni Images)

Manca quindi veramente poco al via dell’edizione 2023 e a scoprire cosi se guarderà al futuro o al passato. O se, ancora una volta, si tingerà di azzurro. Rdosport sarà presente per cogliere le immagini dei momenti clou del torneo.

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