Roland-Garros, siamo agli ottavi. Il gioco si fa duro: chi risponderà presente?
Il Roland Garros maschile è arrivato agli ottavi di finale, con un tabellone che tra parte alta e parte bassa è diventato ancora più squilibrato rispetto a quanto già non si pensasse dopo il sorteggio. Si potrebbe dire che Medvedev, prima vincendo al Foro Italico – soffiando così in extremis la seconda posizione del seeding a Djokovic – e poi uscendo al primo turno a Bois de Boulogne, abbia inconsciamente voluto scombinare alla grande il main draw del più grande torneo sulla superficie da lui meno amata.
MAIN-DRAW: PARTE ALTA
Nella parte alta i principali favoriti – Alcaraz, Djokovic e, in seconda fila, Tsitsipas – ci sono arrivati perdendo due set in tre. Ad impressionare più di tutti sinora è stato – pensa un po’, chi l’avrebbe detto – Carlitos: qualche amnesia da ventenne c’è, ma veramente poca roba rispetto a quanto fa vedere quando preme l’acceleratore. Dei tre chi non ha perso neanche un set è Djokovic, ma in realtà è quello che ha fatto più fatica, dato che è stato in campo più di tutti, quasi nove ore. Soprattutto a causa dei due primi set contro Fucsovics e Davidovich, entrambi durati quanto una partita di calcio.
Alcaraz ha giocato circa due ore in meno, e questa differenza nelle energie spese potrebbe contare se i due arriveranno a sfidarsi venerdì in semifinale, il match che per molti – compreso chi scrive – dovrebbe essere la finale anticipata. Anche se dall’altro canto l’aver passato qualche ora in più sul campo ha permesso a Nole di mettere a punto il suo gioco e di riempire di benzina un altro serbatoio, quello “agonistico”: aspetto importante considerato che sul rosso prima di Parigi – e praticamente negli ultimi tre mesi – la durata totale dei suoi match era stata all’incirca di sole sedici ore.
La situazione potrebbe però cambiare nei prossimi due turni. Perchè Nole affronta prima il peruviano Varillas che, dopo quindici set ed i primi ottavi Slam (e la top 60) raggiunti a 27 anni, dovrebbe arrivare con le batterie abbastanza scariche (anche mentalmente) e poi il vincente tra Khachanov e Sonego. Dei due forse è proprio Sonny quello che nei precedenti ha saputo dare più fastidio al fuoriclasse serbo, ma il timore è che se facesse l’impresa anche con il secondo russo di fila, poi arriverebbe anche lui ad affrontare Djokovic con la spia della riserva accesa.
Alcaraz invece oggi dovrà affrontare il Musetti “on fire” di questi giorni e potrebbe essere uno dei match più belli ed interessanti di questa edizione. Peraltro lo scorso anno in finale ad Amburgo vinse Lollo, che quindi sa come si fa a battere il fenomeno murciano quanto conta (nota assolutamente localistica: i due sono 1-1 negli head to head, dato che Charlie vinse la semi del Challenger di Trieste 2020).
E poi c’è Tsitsipas, che non sembra quello degli anni scorsi sul rosso, ma alla fine una finale, una semi e due quarti comunque li ha portati a casa. Ed è pur sempre un top 5 e l’orgoglio di certo non gli manca per voler vendicare la finale di Barcellona dove fu dominato ancor più di quanto non dica il punteggio.
MAIN-DRAW: PARTE BASSA
Nella parte bassa invece, i favori del pronostico sono tutti per l’altro ventenne terribile, Holger Rune. Ma andiamo con ordine. L’ultimo quarto, orfano di Medvedev e Sinner, vede salire le percentuali di Sascha Zverev, che battendo Dimitrov potrebbe incredibilmente – visto il suo percorso di avvicinamento a Parigi – bissare la semifinale dello scorso anno, quella in cui fu costretto al ritiro dal bruttissimo infortunio alla caviglia. Quasi che il destino abbia voluto ripagarlo per quanto accaduto. Non che il giocatore tedesco sia cambiato in meglio, però, dopo l’infortunio: quando la palla scotta il servizio continua a incepparsi ed i colpi da fondo scendono drammaticamente di velocità e profondità. Quindi un Griga che giocasse leggero come in questi giorni potrebbe avere le sue chances, dato che il talento non gli è mai mancato.
A maggior ragione un vero peccato per Jannik Sinner, che aveva veramente l’occasione di bissare la semifinale del 2020. Assolutamente vero che le giornate storte capitano e la sconfitta, specie in uno sport come il tennis dove il divario tra i top 100 è minimo dal punto di vista tecnico, ci sta: ma di certo il fatto di aver avuto due “giornate no” nel giro di pochi giorni, in due tornei molto importanti, è qualcosa che andrà analizzato da Jannik insieme al suo team. Per capire se è dovuto all’eccessiva pressione, alla fatica nell’applicare il piano B nei momenti difficili o a qualcos’altro.
L’altro quarto di finale dovrebbe essere il derby scandinavo tra Ruud e Rune, con il danesino stavolta favorito – si è appena imposto nella semifinale di Roma – e pronto a prendersi la rivincita della sconfitta dello scorso anno. A dire il vero, Ruud qualche difficoltà ad arrivarci potrebbe avercela: questo Casper non è quello brillante arrivato in finale qui lo scorso anno e con Jarry ha appena perso nei quarti a Ginevra. Ma uno Slam, lo sappiamo, è un’altra cosa.
E lo sa anche Rune, che non dovrebbe avere grossi problemi contro il pur ottimo Cerundolo di questi tempi, ma che sinora nei Major ha pagato un po’ in termini di esperienza e capacità di gestire i momenti più delicati di un match al meglio dei cinque set (come il tie-break del quinto set perso contro Rublev a Melbourne.
Insomma, preparate i pop corn (o il gelato, a seconda dei gusti) e sistemate il divano: tra poco inizia lo spettacolo!