La Verde Isola va in vacanza
Sono giorni dalle temperature tipicamente estive in Sardegna, il mare e’ piuttosto caldo, come forse solo nel mese di agosto a Palau, chissà come potrà essere nell’ isola di San Pietro.
Fino all’anno scorso questa isola era semplicemente un bellissimo luogo di villeggiatura, dove passare qualche fine settimana, meglio fuori stagione, alla scoperta di luoghi dal fascino particolare, passando per i carrugi di Carloforte, alla scoperta magari di un buon ristorante. La prima volta mi ricordo alloggiai proprio in centro e mi venne consigliato di andare a cena al Galaia.
E’ li che ho conosciuto il gestore Giuseppe, uomo dalle mille risorse, con la passione del calcio. Tifoso del Milan, piuttosto che del Cagliari, d’altra parte Carloforte batte bandiera genovese e quanto a tifo calcistico il Genoa viene preferito al Cagliari. Poi un giorno in una delle mie sortite veloci nell’isola ho conosciuto anche tale Vincenzo Pincolini, il preparatore atletico per eccellenza del calcio italiano, dai tempi del Milan di Van Basten alla nazionale con Arrigo Sacchi. I suoi racconti di una sera sono stati una bella e gradita compagnia..
L’ isola è diventata cosi anche un pò Verde isola, il nome della squadra di calcio rifondata sulle ceneri della squadra di Carloforte, che aveva lo stesso Buzzo come presidente. In panchina ci sta Pasquale, colui che mi indicò come arivrare a Cala Vinagra, un luogo da vedere almeno una volta nella vita.
Pasquale Lazzaro e’ un cameriere, uomo di sala, somelier (complicato trovargli il giusto appellativo), prestato al calcio o forse viceversa, a volte e’ difficile comprenderlo. Allenatore della squadra presieduta da Giuseppe Buzzo, che è anche il suo datore di lavoro.
Una storia che iniziava a tingersi di colori interessanti e tale da meritare di essere seguita da vicino. Ecco cosi l’inizio di un reportage impossibile. Da Palau, dove risiedo, sono 400 km di distanza per arrivare a prendere il traghetto a Portoscuso. La Sardegna non è cosi piccola ed una trasferta del genere richiede tempo e impegno, Ancor piû se lavorativamente ti trovi in Veneto e per arrivare a Carloforte devi prendere un volo Venezia-Cagliari. Il mio accento é ben lontano dall’ essere sardo, ma d’altra parte anche a Carloforte non si parla il sardo, ma un dialetto tipicamente genovese.
IN QUESTA AVVENTURA Si incontrano tante persone nuove, dirigenti tutti volontari e appassionati alla corte del presidente Buzzo.
C’è chi fa il massaggiatore, a tempo perso il guardalinee, pronto con il telefonino a immortalare pure qualche azione, nella vita di tutti i giorni pizzaiolo, come Pietro Brichetto. Non puoi partire da Carloforte senza avere assaggiato la farinata di ceci nel suo locale, la Pizzeria Focacceria Tabarchina.
Quando la domenica Pietro e’ impegnato come volontariato con la croce azzurra, a malincuore cede la bandierina a chi in quel momento e’ piu libero, Antonio Olanda sta al bar biglietteria (ma d’estate al chiosco della spiaggia La Bobba) magari uno tipo Maurizio o il vice presidente, che di routine ricopre il ruolo dell’ addetto al controllo dei documenti, l’uomo che dovrebbe essere al campo prima di tutti . A parte a Cagliari contro il Pirri. Quel giorno Leano si era perso al dessert in centro città, ma poco male, perchè nelle difficoltà ecco l’ex calciatore Antonio Medda, pronto a metterci una pezza. Insomma una squadra nella squadra, a volte tutta da inventare. Lo spirito amatoriale regna ancora sovrano. E da un lato aggiungiamo per fortuna, con tutti i suoi limiti ma anche i suoi pregi.
E poi vi sono i giocatori. Il portiere e’ un tipo particolare, prima di ogni incontro si allena solo per pochi secondi e poi scaramanticamente se ne ritorna subito nello spogliatoio, salvo uscire per il riconoscimento dell’ arbitro. Gioca spesso con la maglia del Cagliari di Gigi RIva e da giovane ha militato nelle giovanili della squadra emblema della Sardegna.
Chi arriva allo stadio a mezz’ora dall‘inizio pensa che in porta ci debba andare Battista Rosso; ci sta sempre lui tra i pali quando gli altri compagni provano qualche tiro, prima dell’ inizio dell’ incontro. Un ragazzo buono come un pane, come tutti quelli di questo gruppo.
Le ultime partite di calcio che ho seguito dal vivo sono state quelle del Chievo Verona; la storia del piccolo quartiere di città, che arriva in serie A mi appassionò tanto da seguirlo da giornalista accreditato per molti anni.
Qui a Carloforte stiamo parlando di una piccola isola, famosa più per la fiction di Gianni Morandi. Non e’ mica popolare come la Costa Smeralda e a volte la gente non sa nemmeno cosa sia San Pietro, oltre alla basilica del Papa in Vaticano.
Una piccola isola nell’isola. Forse anche per questo la Verde Isola ci ha un pó apassionati. Uso il plurale perche in questa avventura ha partecipato anche la mia compagna Marta che fa la video maker di professione (Marta Magni Images) e che qui si e’ calata nella parte adattandosi alla regia improvvisata del presidente Buzzo. con tanto di riprese al supermarcato MD, sponsor della società, un pomeriggio intero per un video uscito poco dopo Natale.
Ma torniamo alla squadra. Tra i primi giocatori che mi hanno subito impressionato ci sta Paolo Uccheddu di Carbonia. Si vede subito che e’ lui il vero leader della squadra, anche se la fascia di capitano qui, per regola istituzionale, deve essere indossata da un giocatore carlofortino. Nicola Lazzaro all’inizio della stagione infortunato alle prese con la voglia di rientrare in campo e la necessita di attendere per evitare qualche ricaduta. Ecco cosi alternarsi in questo ruolo importante i vari Alberto Arrais, ma anche Cesare Luxoro.
Forse il portiere, in quanto carlofortino puro sangue, ci e’ restato un pò male a non indossare mai quel braccialetto bianco. Ma dimenticavo esiste un’ altra regola: Il portiere non può fare il capitano. “E’ lontano dall azione di gioco, come fa a parlare con l’arbitro.” Che in Sardegna si chiama SIGNOREEEEE. Mica arbitro. Va beh Antonio non ti preoccupare sei stato comunque un Grande (GROSSO!). tra rigori parati e soprattutto una rete fantastica realizzata direttamente dalla porta contro il Sestu. Non vorrai mica essere paragonato a gente come Zoff e Buffon, capitani in porta della Nazionale Italiana.
Per la sua generosità in campo questa fascia potrebbe anche meritarsela Giacomo Sanna. Come tira lui i calci piazzati nessuno. Ma si fa male ogni 5×4 e quando tutto va bene, arriva pure un incidente stradale, insieme all’amico Matteo Pinna. Ragazzi cosa avete combinato.
Per fortuna tutto e’ andato per il verso giusto. E quella situazione ha pure compattato tutta la squadra. Il pareggio in trasferta con il Cus Cagliari nell’ extra time, con dedica speciale ai due “soppravissuti” e’ tra i momenti più importanti di questo campionato.
Quel giorno grazie ad un volo Treviso Cagliari preso al mattino e poi alla sera con ritorno su Trieste ce l’abbiamo fatta ad esserci, mangiando tutti insieme in uni ristorantino sulla spiaggia del Poetto (pasta al pomodoro per tutti) prima che le nuvole diventassero pioggia e fango sul campo del Cus. Benedetti i terreni in erba sintetica.
MOMO GOLEADOR
Io però tutta la vita la fascia del capitano l’ avrei consegnata volentieri a quel giovane con pochi capelli, che ha solo 26 anni ma a volte ne dimostra di più, anche per la sua cortesia e affabilità.
Sto parlando del goleador Momo Cosa. La prima volta mi dissero che cosa aveva segnato. Io rimasi interdettto ancora non consocevo i cognomi dei giocatori e mandai un messsagio al dirigente, allora addetto alla comunicazione, di nome Stefano. “Ma Cosa stai dicendo?” – “Ma si ha segnato Momo. Ma non era un terzino? Ma sa fare un po di tutto. È bravo, ma non diciamolo troppo apertamente, ci sono anche gli altri, diamo spazio un po a tutti.”
Non c’e dubbio, non me ne vogliano gli altri, ma e’ lui il più carismatico della squadra, quello che i bambini cercano per un autografo a fine partita. Quello che ad ogni gol cerca i suoi compagni per abbracciarli e va semrpe sotto la curva (si dice cosi ma la curva a Carloforte non c’e’) a fare appassionare il pubblico, che nel corso della stagione e’ andato via via crescendo.
E poi gli piace farsi i selfie con tutti quelli che gli vogliono bene. Ecco perche ne conservo uno nostro dopo la partita in trasferta con la Gialeto , una dei quelle partite fondamentali per la vitotia finale.
Momo si impegna in.campo, e’ uno generoso, casca spesso, a volte viene anche colpito, ma dai SIGNOREEEE quello era rigore! alla fine sono 19 i gol per Momo (Matteo) il goleador della Verde Isola. Dovrebbero fargli un monumento, cambiare la statua che c’è nel lungo mare al porto di Carloforte.
Non e’ stato facile seguirvi cari ragazzi, ma e’ stato bello arrivare in fondo a questa avventura, fino al pareggio nel derby di Sant’Antioco, che ne ha decretato la matematica scalata in promozione. (7 giorni più tardi ancora l’ultimo match in casa con il Villaperuccio, per la cronaca vinto dalla Verde Isola 4-2)
Ma non dovevate prendere il presidente e lanciarlo in aria. Il suo ginocchio? Non ci avevate pensato. Va beh Giuseppe un ginocchio vale pure una promozione.
Non mi dilungo molto oltre, ma lasciatemi ringraziare anche chi ci ha accolto al nostro arrivo, come Lorenzo Obino, oltre che giocatore, marinaio della Delcomar, cosi come Roberto, guardalinee di inizio stagione. E poi il ci sta il pugliese aiuto coach di Pasquale, Giuseppe Francioso, importante punto di riferimento, soprattutto per le colazioni dove lavora.
Senza dimenticare Andrea Granara abile taxi driver, grazie di cuore per tutto. Ringrazio infine la famiglia del Galaia, da Giuseppe a Maddalena alla mascotte Tore, a Matteo e Pasquale. Per chiudere, auguri a tutta la Verde Isola per il nuovo viaggio in promozione, mi auguro bello intenso, come quello di quest’anno.
PS. dimenticavo fra qualche giorno Rdosport pubblicherà il racconto della vita sportiva di Momo Cosa, un’intervista realizzata direttamente mentre Momo ci stava accompagnando all’aeroporto Elmas di Cagliari, per uno dei nostri rientri a casa. Non vorrete mica perdervelo!