Nel segno di Djokovic
La trentesima edizione del torneo di Dubai sotto il segno di Djokovic. Negli ottavi di finale il serbo ha eliminato il russo Khchanov in un match che si è infiammato nel finale del secondo set. Un Nole fino allora tranquillo, stava comandando il gioco, quando ha iniziato a trasformarsi. Obbligato a mettere una marcia in più dal suo avversario, E ci è puntualmente riuscito, cosa che non era affatto scontato, visto che il Novak era fermo, quanto a tornei, dalla Coppa Davis di novembre. Si sono così d’incanto rivisti anche i suoi tipici atteggiamenti fatti di braccia verso il cielo, il suo cielo visto che nello stadio ci sono quasi più serbi che arabi.
Il tutto accompagnato dalle sue urla. Djokovic non è cambiato. Anche se forse le motivazioni in questa fase della sua carriera possono essere un po’ diverse, come dirà lui stesso nel post match “Non penso al numero uno in questo momento ma piuttosto a stare con la mia famiglia” che è venuta al gran completo a Dubai. La sensazione è che Djokovic stia vivendo un po’ alla giornata, parcheggiato a Dubai in attesa di capire se potrà giocare presto in qualche altro teatro, un palcoscenico dove lo accetteranno così come è.
Senza vaccino, difficile pensare in cambi di rotta di questo campione, che da una parte riserva energie monetarie alla lotta contro la pandemia, dall’altra continua a non volerne proprio sapere di farsi iniettare sostanze mediche nel proprio corpo. Eco perché il tutto sembra molto surreale. Così come la conferenza stampa che non si fa al chiuso, in una stanza magari piccola con la mascherina. Ma siamo tutti radunati in un giardino vicino alla tenda-palestra dei giocatori. Lo vediamo arrivare dopo essere riemerso dalla marea di tifosi in cerca di selfie e autografi e dopo aver fatto un po’ di stretching in ciclette, giusto accanto a Khachanov, con i suoi figlioletti in cerca di continui abbracci.
Il tempo per un saluto a Colm Mclaughlin Executive vice Chairman e Ceo del Dubai Duty Free e poi eccolo seduto nel tavolo organizzato come dicevamo all’aperto.
Possiamo dire che questo torneo di Dubai sarebbe stato mediaticamente interessante senza Djokovic? Francamente no. Mi correggo salvo non ci fossero stati qui Federer o Nadal.
Per noi italiani la presenza di Jannik Sinner, il suo cambio di coach ha per la verità dato un senso importante al Dubai 2020. Sinner che è stato decisamente più solido nel primo pomeriggio contro Andy Murray.
L’inglese gioca alla stessa maniera di sempre, ma con una velocità negli spostamenti decisamente diversa dai tempi d’oro. È però vivo, si infuria quando sbaglia, le imprecazioni non sono mai mancate nella sua carriera, Ma l’impressione è che ormai siamo ai titoli di coda anche per il quarto dei fab four.
Per cui ci godiamo ogni scambio, viviamo il momento, fatto di questi incroci tra il vecchio ed il nuovo che avanza. Sinner che attacca sul rovescio di Murray e poi scende a rete a chiudere con la volèe non ci è dispiaciuto affatto. Ed ora ci sarà lo scontro con l’amico Hurkacz. Con il polacco Jannik ha giocato il doppio o meglio il primo turno di doppio qui a Dubai. Ieri hanno deciso di non scendere in campo per concentrarsi meglio sulla loro sfida di singolare. Come dare loro torto.
E allora eccoci pronti per i quarti di finale. Djokovic, Rublev, Sinner Hurkacz e Shapovalov le teste di serie sopravvissute, il torneo si fa sempre più interessante