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Lo sport per la vita e non la vita per lo sport

di Cristiano Pravadelli (SPORT4LIFE)

Accecati dalla ricerca del senso della pandemia, che è un po’ come trovare il colpevole in un giallo di Agata Christie, non ci stiamo accorgendo che il rallentamento, la perdita del ritmo frenetico dei nostri impegni quotidiani, la dimensione effimera del raggiungimento dei risultati di fronte alla vita, ci pone inevitabilmente davanti alla domanda di senso della nostra storia.

Noi del team Sport4life conosciamo molto bene queste tematiche tanto che abbiamo scelto un nome che racconti questo allargamento di prospettive: sport per la vita e non vita per lo sport.

Attraverso il nostro lavoro, infatti, ci impegniamo da anni ad accompagnare i ragazzi, e le loro famiglie, a riconoscere nello sport una via straordinaria per sviluppare competenze utili per la vita. Lo sport è una via allora e non un fine. Certo per qualcuno l’esperienza agonistica diventa anche un lavoro, ma ricordiamoci che è comunque un’esperienza a tempo e che prima o dopo presenterà il suo conto che suonerà più o meno così: chi sono e che cosa voglio fare della mia vita?

Dominic Thiem in una recente dichiarazione ha dato voce a tutto questo. Vogliamo condividere le sue parole perché davanti ad un mondo di tifosi che immaginano atleti super pagati che attivano il loro talento premendo semplicemente il tasto ON vogliamo offrire, attraversi le parole di chi vive da dentro questa esperienza, una prospettiva che aiuti a capire che le cose non sono affatto così semplici e lineari. In gioco non c’è il gioco ma la vita.

“Gran parte del nostro lavoro è scomparso. Il Coronavirus ci ha tolto molte cose buone, a partire dal viaggiare e dal potersi muovere liberamente. Le cose negative, al contrario, sono rimaste. Trovo molto difficile poter giocare ed essere competitivo di settimana in settimana con queste condizioni. Credo che la pandemia sia solo una delle cause del mio malessere. Ho provato a pensare se avessi vinto gli US Open in circostanze normali e se tutto fosse continuato normalmente. Credo che mi sentirei come mi sento adesso.

Dominic Thiem – Team Europe – Laver Cup 2019 Ginevra

Il problema è che nel tennis è tutto così veloce, si vivono tutte le emozioni nel giro di una settimana. In quella successiva si deve riazzerare tutto e ripartire. Dopo la vittoria slam ero in uno stato di euforia, i risultati erano ancora buoni, come dimostra la finale alle Finals di Londra.

Durante la preparazione a questa stagione, però, è come se mi fossi sentito dentro un tunnel in cui non riuscivo a vedere la luce. Staremo a vedere se riuscirò a trovare una via di fuga, lo spero molto. Ho trascorso 15 anni della mia vita per raggiungere il mio obiettivo, senza mai voltarmi e pensare ad altro. Non appena l’ho raggiunto, mi sono accorto che non era così importante per me. Mi sono reso conto di quanto abbia perso per arrivare dove sono arrivato. Ne ha risentito la mia vita privata, non sono riuscito ad allargare i miei confini. Sono chiuso in me stesso e nei miei obiettivi. Devi fare tutto per te stesso, c’è solo il tennis nella tua vita.

Voglio cambiare e provare a riprendermi un po’ della mia vita”.

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