Dallo sport alla scuola alla politica, come è bello mettersi in gioco
Dopo Massimo e Michele incontriamo Marta Massironi. Se il primo abbiamo scoperto vorrebbe tanto cercare di diventare un professionista nel tennis, mentre il secondo ama il canottaggio, forse troppo per riuscire a diventare davvero un campione, con Marta (che ha compiuto da poco 22 anni) il discorso è un po’ diverso.
Alle spalle nove anni di ginnastica artistica. “Ma quando si cresce, diventa impossibile continuare a praticare questo sport, se non ad un certo livello.”
Ecco così lo switch con il tennis “Non mi piace però competere nei tornei. Il mio maestro mi ha invitato a fare, sai, quelle competizioni a squadre che si organizzano nei circoli. Preferisco più che altro andare a vederlo dal vivo. Il mio giocatore preferito? Federer su tutti. Ma non chiedetemi di impegnarmi come atleta.”
Lo sport è il collante comunque anche di questa storia.
“Ho conosciuto il mental coach di Matteo Berrettini, Stefano Massari, con cui ho anche fatto qualche scambio su un vero campo. E’ proprio bravo, penso che Berrettini abbia fatto davvero un buon lavoro con lui. (sorride Marta, ndr) Il suo diritto in modo particolare è assolutamente top. In realtà ho incontrato anche un altro mental coach, che sa pure lui giocare a tennis, si chiama Paolo Loner, ma si è sempre nascosto e non siamo fin’ora riusciti a incrociare le nostre racchette su un campo.”
Marta inizia così a raccontare una delle esperienze più importanti della sua vita.
“Avevo solo 15 anni quando la mia maestra mi consegnò un volantino per un appuntamento nel mio club di tennis. Fra qualche giorno avremo ospiti due mental coach, che presenteranno un loro progetto.”
Non era spiegato nulla di più, ma tanto bastò per incuriosire la giovanissima Marta.
“Ho deciso che poteva essere interessante e così mi presentai, accompagnata da mia mamma. Eravamo davvero in pochissimi. Ma non importava poi così tanto. Fu un impatto folgorante. Quella sera è stato illustrato un progetto pilota, che prevedeva una parte sui campi da tennis ed una che andava oltre lo sport e entrava nelle tue abitudini di vita quotidiana.”
Tradotto, In pratica hai fatto un po’ da cavia.
“In qualche modo anche si, in ogni caso felice di esserlo stato. Ho imparato davvero tanto e continuo a farlo anche oggi.”
IL TENNIS COME MEZZO PER CONOSCERSI MEGLIO
“Ci si trovava tipo due volte al mese, noi giocavamo con il maestro, mentre Stefano e Paolo ci osservavano ed iniziavano a formulare delle domande, dapprima generiche, tipo qual’è il nostro giocatore preferito, così giusto per metterci a nostro agio. Un po’ come hai fatto tu con me in questa intervista! (touche, colpito e affondato! ndr). E poi si entrava progressivamente sempre più nei particolari, per capire ad esempio la consapevolezza tecnica dei nostri singoli colpi.”
Insomma una sorta di allenamento mentale. “Senza accorgersi, ci stavamo abituando a riflettere su quello che facevamo, in questo caso su come ci muovevamo su un campo da tennis.”
Un vero e proprio coaching, che però ha bisogno di continua linfa.
“Ed il circolo ha invece poi progressivamente abbandonato questa pratica. Stefano e Paolo non potevano certo essere sempre presenti e quel processo di domande non venne poi incrementato.”
Come per ogni allenamento di tipo fisico serve costanza, voglia di mettersi in gioco e di fare anche un po’ di fatica, così è lo stesso per un allenamento mentale.
“Ed il mio club in questo purtroppo si è un po’ perso. Paolo e Stefano avevano gettato delle basi, un amo che aveva poi però bisogno di essere raccolto.”
L’area legata al tennis ha di conseguenza un po’ perso di interesse,
“Ma per fortuna il progetto era molto più complesso, prevedendo una seconda parte dedicata ad una sfera più globale della nostra vita, realizzata anche con il contributo di incontri con i genitori degli allievi.”
In ogni caso possiamo dire che avevi già capito che la tua strada non sarebbe stata quella dello sport professionistico.
“Diciamo che tutto questo è servito più che altro per renderlo ancora più chiaro. Ed ha però avuto il pregio di aumentare la mia voglia di capire me stessa. Tutte quelle domande finalizzate a comprendere cosa faccio bene o male, mi stavano aiutando a scavare più nel mio profondo, ad avere una maggior consapevolezza critica e costruttiva della mia vita. E’ così che, con il bene placet della mia famiglia, ho deciso di continuare ad approfondire tutte queste tematiche.”
UN’ALLIEVA A TUTTO TONDO
Si è creata una bella empatia tra Marta e il gruppo dei mental coach di Sport4life. “L’approccio di Marta con il nostro gruppo è stato davvero molto originale – a parlare all’unisono sono Stefano e Paolo insieme anche a Cristiano e Riccardo – E’ diventata di fatto lei stessa parte integrante del nostro operare, partecipando a diverse iniziative, abbiamo anche organizzato un bel progetto insieme all’interno della scuola che lei al tempo frequentava.”
I TEMPI DELLE SUPERIORI
“Negli anni delle superiori al Liceo Scientifico, venivano sviluppati degli incontri nell’ambito di un progetto di orientamento scuola-università aperto a tutti. Mi è sembrato naturale proporne alcuni legati all’area mental. Paolo raccontava il suo lavoro e poi proponeva qualche esercizio. E’ stato un vero successo e per me un nuovo approfondimento di quanto già visto in precedenza.”
Tutto questo ha aumentato la consapevolezza critica di Marta. “Da piccoli si è più abituati ad accettare quello che la realtà ti propone, magari senza farti troppe domande. Ma se scavi nel profondo, inevitabilmente poi qualche quesito in più te lo poni, insomma si aprono un pochino gli occhi sul mondo. Mi sono accorta che c’erano cose che non mi piacevano, tanto per fare un esempio, alcune ingiustizie degli insegnanti in classe, che fino allora pensavo fossero normali. Magari proprio perché si organizzavano questi incontri venivamo visti con un occhio diverso. C’era chi ci ringraziava e chi invece magari sosteneva che lo facevamo perché non volevamo studiare.”
SEGUIRE LE PROPRIE ATTITUDINI
E’ curioso come un’intervista ti possa portare con la mente a fatti che ti riguardano e possano presentare delle similitudini:. E’ così che mi fermo a raccontare a Marta un mio piccolo vissuto.
“Ero in quinta superiore, guarda caso al liceo scientifico, quando per una televisione locale intervistai alcuni campioni dello sci internazionale.ad un grande evento sportivo (le universiadi invernali) che si svolgevano nella mica città (Belluno). Dovetti assentarmi un paio di giorni dalle lezioni, cosa che molti professori non mi perdonarono mai. Ma forse anche tutto ciò avrebbe potuto fare parte di un originale sviluppo di apprendimento. Che a quei tempi era assolutamente bandito.” Vietato uscire fuori dagli schemi.
TUTTI FUORICLASSE
“Riccardo sarebbe assolutamente d’accordo con te.” Mi fa osservare la nostra Marta. Aspetta che proviamo però a spiegare chi è Riccardo, altrimenti qui ci perdiamo. “Ma sì è il l’artefice numero uno del progetto TUTTI FUORICLASSE (edito da Sport4life).”
Non mi dire che hai partecipato pure a questo progetto? “Ti sembra che potevo mancare? Alla presentazione a Milano non era proprio possibile non esserci.” Alla ricerca sempre di una propria identità. “Non si finisce mai di imparare.”
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CONSIGLIERE COMUNALE
Ma ora cosa stai facendo? “Frequento la facoltà di Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo all’Università Cattolica di Milano.”
E per non farti mancare nulla sei pure consigliere nel comune di Imbersago, in provincia di Lecco.
“SI, ma ci tango a precisare, con un ruolo assolutamente apolitico, mi occupo di un premio artistico che ben si sposa anche con i miei studi attuali.” (Dedicato al pittore Ennio Morlotti, l’ultimo maestro del naturalismo lombardo che ha vissuto proprio ad Imbersago per circa un decennio tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso).
Questo continuo allenamento mentale ti sta portando a provare di tutto.
“Cerco di fare del mio meglio, A volte però riconosco mi manca il tempo per fare gli esercizi che Paolo mi ha dato da svolgere a casa. Ma recupero in fretta con qualche ora di ripetizione, magari anche solo al telefono. Tanto se io domando qualcosa, lui mi risponde sempre con un’ altra domanda. E’ un gioco che non ha mai fine.”
Insomma è bastato giocare poco a tennis e la tua vita è diventata migliore.
“Ma dai non è vero, Ma a rifletterci meglio, nemmeno i miei genitori venivano volentieri a vedermi giocare. In realtà quando posso prendo sempre in mano la mia racchetta.
Nel segno sempre di Federer.
Pensa che ormai qualche anno fa sono andata apposta ad Osnago, un paesino vicino a dove abito, per vedere proprio il campione svizzero. Avevo letto in un giornale locale che era impegnato per uno spot pubblicitario proprio in una villa di questo piccolo paese, Sono rimasta con degli amici tantissime ore fuori dai cancelli di questa villa nella speranza di incontrarlo. Alla fine è arrivato, era in auto e, vedendo che lo stavo guardando, mi ha salutato. Che emozione!”
Non ci resta allora che sfatare questo falso tabù del tennis ed organizzare un bella sfida di doppio e una bella rimpatriata con gli amici di Sport4life. “Mi pare davvero una gran bella idea, tra un dritto, ed un rovescio magari ci infiliamo anche qualche bella domanda.” E così ricominciamo tutto da capo.