TIRO A VOLO: auguri a Deborah Gelisio argento alle olimpiadi di Sydney 2000
Appena concluse le olimpiadi invernali coreane, oggi compie gli anni (42) la prima medaglia olimpica del tiro a volo italiano di tutti i tempi. E allora auguri alla zumellese Deborah Gelisio. Un palmares da far invidia a chiunque, che però sembra non essere più sufficiente per rivedere in pedana questo talento mondiale. Che iniziò giovanissima a sparare ai piattelli nel campo di tiro di Nave gestito allora ome oggi dalla sua famiglia.
Tanti i titoli mondiali vinti, a livello individuale e a squadre, dapprima con allenatore Luciano Giovannetti, poi con Albano Pera, due campioni che hanno sparato anche in là con l‘età (Pera conquistò l’argento olimpico a 46 anni ad Atlanta nel 96, ndr).
Il tiro a volo è uno sport che da sempre concede emozioni e successi anche oltre i quarant’anni. Ecco perché dispiace non vedere ormai da un po’ Gelisio su una pedana internazionale. L’ultima volta fu ad Acapulco giusto un’anno fa, con un sesto posto ottenuto nella gara di Coppa del Mondo, che l’aveva vista al comando dopo i primi 75 piattelli. Ora la federazione sembra non voler più contare su Deborah. Nessun comunicato ufficiale. Nessuno ha mai palesemente detto che la bellunese non farà più parte della nazionale italiana. E Gelisio non ne vuole in realtà parlare. Non le sono mai piaciute le luci della ribalta. Lei che ora lavora nell’arma dei carabinieri e reclama giustamente una vita tranquilla, con le sue passioni, come semplicemente ballare la musica latino americana e soprattutto l’amore per Asia. La figlia nata in prossimità delle olimpiadi di Atene, cui diede un nome al tempo stesso segno d’amore per la famiglia e per il suo sport.
Deborah insieme ad Asia. Tanti auguri (©rdophoto)
A quel tempo non si poteva certo immaginare che quelle di Pechino nel 2008 sarebbero state le sue ultime olimpiadi. Anche se l’anagrafe le consentirebbe ancora di riprovarci, tornando in oriente a Tokio in Giappone, un luogo poi non troppo lontano da quella terra australiana (Sydney 2000), che resterà nel ricordo di molti appassionati e per sempre nel cuore di Deborah.
E allora ci si augura che possa succedere il miracolo, ovvero che qualcuno dalla federazione romana dia un segnale positivo alla nostra atleta, che sicuro sta vivendo al meglio la sua vita, ma che senza tanti proclami siamo altrettanto certi tornerebbe volentieri a prendere in mano un fucile, semplicemente per la gioia di poter essere ancora utile alla causa azzurra. Tanti auguri Deborah.