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Diario dall’Australia/14

No dai non può essere già finito. Non ci credo. L’edizione degli australiani Open 2017 va in archivio, Roger Federer e Serena Williams hanno vinto il loro titolo. Incredibile, tutto cambia, nulla cambia. Questo detto è perfetto per quanto il campo ha espresso in questi giorni. Ma non ho ancora fatto a tempo a spiegarvi tante cose di questa esperienza, intensissima, molto più di qualunque altra precedente.  Ad esempio di come questo grande parco sia fantastico per le famiglie. Nessun altro slam accoglie i bambini come qui in Australia. C’è un parco giochi immenso, con spettacoli dal vivo: Batman per i bimbi, Barbie per le bambine.. Eppoi  si può giocare pure con i Lego giganti. La tentazione è tanta!! Certo non può poi mancare lo spazio per  il mini tennis. E visto che siamo vicini al mare ecco anche la sabbia con tanto di secchiello e paletta.

ballpark.jpegBall park Melbourne 2017 (©RDOPHOTO)

Ogni mattina quando arrivi al Melbourne Park ti regalano una mela ed una banana giusto per iniziare la giornata con un po’ di vitamina C…  un piccolo book per raccogliere gli autografi. Poi puoi camminare nei vari spazi a tema, c’è quello dedicato a Paris , così come quello dedicato a New York… salvo poi incontrare una scacchiera gigante .

scacchi melbourn.jpegLA SCACCHIERA GIGANTE (©RDOPHOTO)

Dove qualcuno improvvisa una partitella, sotto un sole del genere difficile stare concentrati.Ho sempre paragonato il tennis al gioco degli scacchi. Mio papà era bravo con gli scacchi, lo chiamano gioco ma è molto più di un gioco. Serve tanta concentrazione, intelligenza… un po’ come il tennis. Anche negli scacchi sei solo con te stesso contro un tuo avversario. Un match può durare ore ed ore, a volte anche giorni. Solo non si corre. Ecco perché considero il tennis  ancora più complicato degli scacchi.  Ma perché vi racconto tutto questo. Sì lo so, lo so. E’ che mi sono un po’ emozionato, vedere questi scacchi giganti mi hanno fatto sentire mio papà un po’ più’ vicino, lui che non c’è più ormai da oltre otto anni.  Volevo raccontarvi questa storia degli scacchi, anche perché poi  fu proprio mio padre a farmi  appassionare al tennis. Avevo sei anni quando mi portò dal maestro (FRANCO RADONI), con una racchetta di legno più grande di me. Ora non so  giocare poi così tanto a scacchi, a tennis ci abbiamo provato quel tanto per riuscire a divertirsi. Intanto cerco di destreggiarmi con una macchina fotografica. E questa scacchiera resterà per me una delle  immagini piùsignificative di questo Australian Open. Con lo scacco matto finale forse più bello, quello di Roger contro Rafa.

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